la Storia - montecenere appennino modenese

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Montecenere Appennino Modenese
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Montecenere menzionato nella storia del Frignano
È in un periodo tra l’ottavo e il decimo secolo dopo Cristo che gli storici collocano la costruzione della chiesa di Renno, interpretandola come una testimonianza fra l’incontro di due civiltà, quella longobarda e quella romanica, in quanto in essa si trovano elementi culturali ed architettonici che provengono da Ravenna, da Pavia, e dalla Francia. Renno per tutto I’alto medio evo e stato il centro fiscale, giudiziario e amministrativo del Frignano centrale e forse, di tutto il Frignano in quanto e ipotizzabile che non fosse ancora diviso in minori corti e pievi prima del X secolo. In un documento del 998, relativo al distretto del "Castrum Feronianum" diventato ormai una circoscrizione o distretto giurisdizionale, civile e militare corrispondente all'intero territorio del Frignano, compare la prima menzione di Montecenere.
Dopo il mille anche nella zona del Frignano. e ragionevole supporre che vi sia stata una trasformazione socio economica che ha determinato la fine dell'immobilismo tardo medievale con abbandono del sistema difensivo del castrumferonianum, conseguente ad un massiccio movimento demografico versola valle dello Scoltenna fertile e con clima migliore. II fiorire in questa zona di numerosi centri di attività economica e sociale comportò una diversa collocazione dei centri religiosi, amministrativi militari.Si costituiscono le pievi di Verica e di Coscogno ed i diritti e privilegi dell' antica pieve di Paule vengono trasferiti a Renno che diventa a sua volta pieve. Alle spalle di Renno e naturale che venga costruito un sistema di difesa strategico come Montecuccolo.Nell'atto del 1157 con cui il Vescovo Enrico eleva Renno a pieve, si parla del castello di Montecuccolo come castello di pieve. In una cessione vescovile della stesso anno, tra i testimoni compare, fragli altri “Girardus de Montecucule” e questo Indica una residenza ormai stabile nel castello. Gherardo era fratello del Vescovo Enrico. E quindi presumibile pensare che dietro al trasferimento della pieve di Paule a Renno agissero delle ragioni politiche a favore della famiglia dominante il Frignano, residente nel castello di Montecuccolo.Il castello dovette acquistare In poco tempo, una grande importanza politica e militare che comportò una rapida trasformazione architettonica, con costruzione di una seconda e una terza cerchia di mura e della torre merlata Posta sullo spigolo sud-ovest che guarda Renno. Queste costruzioni Sono databili fra il XII ed il XXIII secolo. Gli atti notarili stipulati a Montecuccolo a partire dal 1168 Dimostrano che il castello ha assunto anche importanza amministrativa e giudiziaria, e cioè diventato una “corte” o “curia”. Nell 1197 la corte di Montecuccolo e centro di federazione comunale corrispondente al territorio della pieve di Renno ed in blocco viene Giurata fedeltà a Modena. La corrispondenza della corte – pieve si Romperà nel secolo successivo. Mentre le pievi manterranno ancora per lungo tempo la loro unità organizzativa le corti si frantumeranno in seguito alle rivendicazioni di autonomia dei singoli comuni. Il finire del XI secolo vede moltiplicarsi conflitti faziosi e di potere ovunque.

Il Papa Urbano II, mettendo a punto un capolavoro di politica e di diplomazia, indica ai sovrani europei un nemico comune, i Turchi, ed un unico scopo, liberare il Sacro Sepolcro. Con questo sistema spera di mettere fine alle guerre che stanno lacerando tutta L’Europa e di far pace lui stesso con L’imperatore tedesco Enrico IV e con il re di Francia. Ragioni economiche rendono la conquista della Terra Santa un grosso affare in quanto aprono ai mercati europei nuovi spazi per i loro traffici. e per questo motivo che alle Crociate dimostrarono molto interesse Le Repubbliche Marinare. In un lasso di tempo di meno di due secoli(1095-1280) partirono sette Crociate con la partecipazione di più di un milione di uomini. L’epoca si chiuse con Gerusalemme ancora in mano ai Musulmani. I vantaggi più grossi furono delle città marinare che ebbero la possibilità di aprire nuove rotte per i loro commerci. Nel 1046 nasce Matilde di Canossa. Sostenne sempre la politica del papato, e nel suo castello di Canossa, nel reggiano Enrico IV fu umiliato dal pontefice Gregorio VII. Lasciò parecchi lasciti, molti dei quali alla chiesa, che furono per parecchio tempo oggetto di contesa fra impero e papato. Fra questi lasciti ce né uno, che riguarda parecchi ettari di bosco, fatto alla Frazione di Barigazzo. È dopo la morte di Matilde avvenuta nel –1115, che i Da Montecuccolo ricevono direttamente dall’ imperatore Arrigo V l’investitura dei loro domini definitivamente confermata poi dal diploma imperiale di Ottone IV nel –1212. Questa investitura dette modo ai Da Montecuccolo, e di conseguenza al Frignano, di avere una larga autonomia anche se non piena indipendenza dei signori di Modena. Gli ultimi decenni del dodicesimo secolo, anche nel Frignano, sono caratterizzati dall’ insorgere delle lotte fra le varie consorterie, il territorio e minato dalle discordie interne. Nel – 1176 Federico Barbarossa scende In Italia per soffocare la ribellione di alcuni Comuni lombardi, che si erano Uniti in “Lega Lombarda”. Nella battaglia di Legnano l’esercito della Lega, guidato da Alberto da Giussano, facendo quadrato intorno al Carroccio, un carro sacro e militare, usato nelle guerre del medioevo riesce a resistere alle forze imperiali sino all'arrivo dei rinforzi e a batterle.

È in questo periodo di grande espansione dell'economia del Frignano e di potere dei Montecuccoli che sembra sia stata costruita la torre di Montecenere. La sua funzione era quella di torre di avvistamento del sistema difensivo di Montecuccolo, ma deve avere svolto ben più spesso la funzione di presidio armato per il mantenimento dell'ordine pubblico nell'ambito dei tre piccoli Comuni di Montecenere. Montescarpone e Varola. L'importanza e lo sviluppo di un luogo sono sempre stati legati alla viabilità. Montecenere era situato sulla strada che da Montecuccolo,per Strettara e Pievepelago, portava a Cutigliano e quindi in Toscana. Altre strade, tutt'oggi percorribili a piedi, conducevano a Monzone, Brandola, Cà d'Unaldo, Cà d'Olina e ai paesi a destra dello Scoltenna attraverso l'antico ponte di Olina Per molti aspetti la storia del Frignano e legala alle vicende e alle scelte politiche della nobile famiglia Da Montecuccolo la quale, almeno sino alla prima metà del XIV secolo, difese, unitamente alla propria autonomia di tipo feudale. quella stessa del Comune federale del Frignano dall'ingerenza del potere di Modena e Bologna. Ma le lotte e divisioni interne tra le varie fazioni si conclusero con l’inesorabile perdita delle libertà comunali, dando luogo alla Provincia del Frignano (secolo XV), espressione dell'ormai consolidato dominio estense. L'autonomia del Frignano formalmente ha termine nell' anno 1337. ma di fatto, la crisi comunale fu lunga e le ribellioni frequenti. Nel 1363 dopo tante lotte e ribellioni, anche i nobili Da Montecuccolo dovettero assoggettarsi al Marchese d'Este. E da quest'anno che cominciano le note dei pagamenti alla Camera Ducale.

AI nome dì Montecenere si accompagna spesso quello di Prugneto, tanto da identificare anche con questo nome la località, ma prugneto era il luogo di un mercato importantissimo nei pressi di Montecenere. In questo mercato di Prugneto, nel 1342 per ordine del Marchese Obizzo D'Este venne convocato con pubblica grida il Consiglio Generale del Frignano per discutere alcune modifiche da apportare agli Statuti Frignanesi del 1337-1338. Di particolare rilevanza risulta una revisione dei "fumanti" il fumante era sinonimo di tassa. In questa revisione venne anche previsto di punire le adultere pubblicamente con percosse da somministrarsi in Prugneto nei giorni di mercato. Nel 1369 Calo IV rinnova l’investitura ai di Montecuccolo e concede che all'antico stemma della famiglia, coi monti ornati dai rami di quercia, venga aggiunta l’aquila imperiale. Con gli scontri fra le varie fazioni, guelfi contro ghibellini, inimicizie fra le varie famiglie e all'interno delle famiglie stesse, dalla fine del XII secolo sino alla fine del 1300, la guerra civile sembrava diventata permanente. La vita nelle città era torbida ed inquieta. sempre funestata da fatti di sangue. Nel XV secolo,terminate le lotte dei secoli precedenti, gli estensi possono consolidare il loro potere nel Frignano, costituendo la provincia del Frignano il cui capoluogo viene definitivamente fissato a Sestola. I Montecuccoli presero l'investitura dalla casa ducale, cioè divennero subvassalli degli Estensi. Quando la guerra tra Papato ed Estensi investi il Frignano, Montecenere fu uno dei baluardi della resistenza al papato per l'opera soprattutto di una donna passata alla storia: Camilla Pico. Il marito Frignano o Ferrante Montecuccoli, durante una battaglia svoltasi a Samoggia contro le forze papali era stato fatto prigioniero. Il peso di reggere il feudo e di organizzare la resistenza gravò tutto sulle spalle di questa intrepida donna. Fu una dura lotta combattuta su più fronti: contro la propaganda del clero che aveva facile presa su una popolazione molto religiosa, contro alcuni sudditi che speranzosi di trarne dei vantaggi si erano schierati con il nemico e contro le truppe spagnole e bolognesi alleate del Papa.

I difensori, sotto l'energico comando di Camilla, seppero valorosamente resistere e fatti prigionieri alcuni nemici, li gettarono crudelmente dall'alto della torre. Terminata la guerra che aveva portato il Frignano nella più completa anarchia, per qualche tempo Montecenere fu spesso rifugio di banditi che alimentavano focolai di ribellione. La costruzione della chiesa risale :al 1571. Sulla chiave del vecchio portale si leggeva infatti chiaramente tale data ma nel 1925, durante i lavori di restauro, fu tolta successivamente andò smarrita. Accanto alla chiesa sorsero successivamente altre costruzioni destinate a sacrestia . Una lapide che reca in cifre romane la data MDCCLXXII, posta sopra l’entrata della sacrestia, ricoperta d'intonaco durante i lavori del 1925 é ritornata alla luce durante i lavori di ampliamento della chiesa del 1969 ed è attualmente conservata in canonica. Il campanile risale al 1604 come si legge ancora all'interno della porta. Fu costruito sopra il portale di accesso alla rocca utilizzando la base delle antiche mura. Più che di un campanile si trattava di una cella campanaria ( cornacchia ) per due sole campane. Nel 1794 fu innalzalo a torre e soltanto nel 1934 fu eretta l'attuale guglia in cemento. Nel 1765 fu concesso alla Comunità di Montecenere di tenere un mercato se settimanale e due fiere annuali, una il primo di agosto e l’altra l’ultima domenica di novembre, della Fiera di Sant’Andrea. Montecenere ebbe cosi un nuovo mercato, come aveva avuto in passato quello di Prugneto e forse quello di Mercato Vecchio. Il ponte di Olina era inserito nel sistema viario che dal medio Frignano portava verso i centri dell'alta montagna modenese e quindi verso la Toscana. In questa zona della vallata dello Scoltenna ne rappresentava un punto nevralgico. Gli studiosi hanno ricostruito dai documenti i due assi principali in cui, nei pressi di Pavullo, si diramava l'antica strada Modena - Pistoia. Il primo, passando per Gaiato e il Ponte di Val di Sasso, si dirigeva verso Fanano. II secondo. attraversando il territorio di Montecuccolo, Montecenere,Vaglio e il Ponte di Strettara. conduceva a Riolunato e, quindi, a Pievepelago.

Al ponte di Olina confluivano le strade che, partendo da Montecuccolo e da Montecenere. collegavano gli altri paesi della vallata da una parte e dall'altra del fiume Scoltenna. L'imponenza del ponte non ci deve far pensare che queste fossero delle superstrade medioevali, ma esse alla pari di tutte le altre strade di montagna e della strada principale Modena - Pistoia, non erano altro che semplici mulattiere strette, tortuose e ripide. Nelle immediate vicinanze del ponte sorsero attività economiche tipiche di tali luoghi: il mercato. l'osteria. il mulino. La presenza di un ponte in questo tratto di fiume é documentata negli statuti del Comune Federale del Frignano emanati nel 1337 dove alla rubrica 9 si ordina la costruzione di tre ponti a spese del Comune e tra questi quello di Olina. Per due secoli circa la storia del ponte si fa oscura. È verosimile che esso sia crollato e che per lungo tempo ne sia stata rimandata la ricostruzione. I disagi delle popolazioni dovevano pertanto essere notevoli e la riedificazione del ponte fu resa indispensabile. In poco tempo essa divenne una realtà: con uno straordinario concorso di energie e risorse economiche, il 19 agosto 1522 si dette il via ai lavori con maestranze milanesi. Avevano contribuito finanziariamente la Podesteria di Montecuccolo e la Provincia di Sestola che erano le terre che il ponte direttamente univa, altri fondi erano stati cercati e trovati negli Stati di Modena Firenze e Lucca. Ripercorrere la storia del ponte di Olina negli anni e nei secoli successivi significa anche rivivere le vicende delle Comunità, perennemente impegnate nella sua salvaguardia contro i pericoli continui della stabilità minacciata dalle frequenti piene e dalle correnti del fiume. Essa si intreccia anche con i contrasti a volte aspri tra le popolazioni della vallata circa la ripartizione delle spese richieste dalla manutenzione. Tali comunità erano quelle dell'antica Podesteria di Montecuccolo.

Divise per circa 150 anni in tre podesterie autonome ( Montecuccolo con Sasso Rosso e Burgone; Montecenere con Olina e Camatta e infine Renno con Gaiato ) mantennero tali raggruppamenti anche dopo la riunificazione del feudo avvenuta alla fine del XVIII secolo . Il ponte, nonostante la sua imponenza subi costantemente i danni di un fiume dalle piene impetuose. I lavori iniziati nel 1522 si prolungarono per diversi anni: sin dall'inizio delle sua esistenza iniziarono dei gravi problemi. Nel 1567 fu danneggiato in maniera grave a seguito di una piena memorabile, e alle opere di ricostruzione si potrebbe far risalire la data del 1581 scolpita in una delle edicolette che sovrastano la sommità dell'arco. Nonostante gli sforzi degli uomini per arginarla, la corrente del fiume, arrecò al ponte, ogni volta che si faceva impetuosa, danni rilevanti che comportavano interventi difficili e costosi, ai quali le comunità tentarono di sottrarsi sino a quando verso la metà del 1750 fu costruito un taglia-acque al ponte ( il taglia-acque è il rostro che aggetta a monte della pila). Tale intervento si rivelò efficace ed adeguato poichè il ponte da allora ha resistito indenne per più di due secoli fino ai giorni nostri. Nel 1738, fu combinato il matrimonio fra l’erede al Ducato di Modena e l’erede del Ducato di Massa. Il Duca Francesco III d'Este per unire i due territori decise di costruire la Via Vandelli, il cui tracciato ad alta quota, ubicato a notevole distanza dai centri abitati, fu scelto essenzialmente per evitare i costi di costruzione dei ponti, che sarebbero stati necessari se la strada fosse stata ubicata più a valle. Queste scelte economiche e progettuali, che non tennero conto delle esigenze dei viandanti che preferivano per motivi di sicurezza e di commercio, percorrere strade che passavano attraverso i centri abitati, e le difficoltà operative di spalatura durarle l’inverno, a pochi anni dall'ultimazione, nel 1760, ne determinarono il definitivo abbandono.

Nel 1763 dall'imperiale consiglio di commercio fu presentato ai sovrani degli Stati ducali un piano per aprire una comoda via di commercio da Pistoia per il Frignano a Modena. Il Duca Francesco III trovandolo vantaggioso per gli Stati modenesi, rispose di essere disposto a concorrervi. Analoga fu la risposta dei toscani. Fu designato a sopraintendere i lavori per il tratto emiliano il Maggiore Pietro Giardini. Ben tre anni durarono i lavori per definire il tracciato della nuova arteria. Il giorno 28 aprile 1766 con 600 uomini, tra cui più di 50 scalpellini in quel di Fiumalbo, e precisamente nel tratto che va da sopra alle Baldinare a sotto il Costolo, iniziarono con grande entusiasmo i lavori di costruzione della strada. In Toscana i lavori cominciarono nel tratto che si estende dalle ferriere di Mammiano a Pratole con 500 uomini. Ai primi di luglio il cantiere del tratto modenese fu esteso sino al confine toscano a monte e sino al torrente delle Tagliole a valle con l'impiego di 1919 uomini. Alla metà di luglio si cominciò la fondazione dei piloni e delle more dei ponti tra il confine toscano ed il Rio delle tagliole, compreso quello della Volturina sul Rio delle Pozze e l'altro più grandioso di Modino. Il 9 settembre erano già terminati dieci ponti minori e fuori pericolo le more di altri quattro, con l’impiego di una quantità cosi grande di pietre, calcine, legnami portati tutti a schiena d'uomini, di donne e di bestie da fare stordire lo stesso Giardini. Nel mese di settembre il cantiere arrivò a Sant'Andrea. Gli addetti erano 3232 dei quali 134 donne. Dieci anni dopo, alla fine del 1776 la strada da Modena a Pistoia pur senza gli accessori, era ultimata . Le piramidi dell'Abetone furono innalzate nel 1777 sul confine fra i due ducati. Per rendere più agevole il viaggio lungo questa importante strada furono costruite le poste di Pievepelago, Barigazzo, Pavullo e Formigine ad uso di posta e di osteria, e quelle di Montecenere , di Serramazzoni e di San Venanzio ad uso di posta soltanto. Queste costruzioni furono portate a complimento nell'anno 1780, tutte furono provviste di buone e copiose fontane.

A Montecenere l'antico nucleo, tipicamente medioevale si estese lungo la nuova strada, all'incrocio con la strada per Casine fu costruita la fontana .Montecenere in questo periodo e ancora un feudo dei Montecuccoli, ma lo Sarà ancora per poco, perché con l’arrivo di Napoleone in Italia ( 1796-1797) saranno tolti tutti i privilegi e gli altisonanti titoli a questi feudatari. In tutta la penisola si vanno diffondendo le idee dell'illuminismo francese e vengono pubblicate le costituzioni francesi, si vanno diffondendo idee di libertà ed uguaglianza. Vengono poste sul terreno politico idee di unità e di repubblica. Nel 1797 da una assemblea costituente. viene formata, discussa e pubblicata la costituzione della neonata Repubblica Cispadana, formata dalle province dell'Emilia Romagna. Dopo pochi mesi con un decreto dei francesi, questa repubblica del nostro territorio fu annessa alla più ampia Repubblica Cisalpina fondata da Buonaparte il 29 giugno del 1797. L'annessione alla Cisalpina fu un ulteriore passo avanti che porterà successivamente alla formazione, sempre da parte di Napoleone, del Regno Italico (1805 - 1814) che raccolse in unità gran parte della pianura padana e creò un tessuto politico-amministrativo favorevole alle iniziative e alle capacità individuali. Fu in questo periodo che si formò una schiera di ufficiali, funzionari, giureconsulti che, ravvisando nei codici napoleonici il fondamento di una vita civile che nessuna società moderna può ignorare. cominciarono a far circolare, nell'elaborazione di nuove leggi costituzionali e liberali, idee di libertà ed uguaglianza.
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