L'anno 1945 - montecenere appennino modenese

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Montecenere Appennino Modenese
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2° Guerra Mondiale 1945
Dopo il grande rastrellamento nazifascista dei primi di gennaio ’45 che ha investito l’Appennino modenese-reggiano, i reparti della divisione partigiana Modena Montagna si riorganizzano e già dal mese di febbraio iniziano gli attacchi a mezzi tedeschi in transito sulle strade appenniniche, in primis la via Giardini.

Agli inizi di marzo i partigiani attaccano i presidi tedeschi di Montebonello, La Santona, Olina e Borra e sostengono un duro scontro col nemico presso Ponte Brandola. Fra il 14 e il 18 marzo i tedeschi avviano un nuovo rastrellamento, non particolarmente intenso, durante il quale si verificano combattimenti a Cerredolo, nel reggiano, mentre nel Frignano i partigiani continuano le azioni di disturbo sulla Giardini e attaccano i presidi tedeschi di Mocogno e di Polinago.

Il primo attacco partigiano al presidio tedesco di Montecenere si registra il 28 febbraio ’45, con uno scontro a fuoco notturno.

Nella seconda metà di marzo gli attacchi partigiani aumentano d’intensità, anche per l’arrivo della bella stagione e l’incremento dei lanci aerei e delle forniture di armamenti pesanti come bazooka e mortai da 81 da parte degli alleati, i quali bombardano le retrovie cercando di colpire i presidi tedeschi.

Ferdinando Boilini “Barbanera”, comandante del 2° battaglione della 33a brigata Dragone, nel suo diario racconta di due bombardamenti su Lama Mocogno il 13 marzo 1945 (ore 11 e ore 15). Lo stesso giorno – dice – arrivò un messaggio degli alleati con il quale si informava il comando di brigata che nella notte stessa avrebbero bombardato Montecenere. Il comandante Domenico Telleri “Minghin” diramò quindi l’ordine altri reparti della brigata Dragone di attaccare il paese (si trattava del 4° battaglione e dei reparti di Marcello Catellani “Marcello”, comandante della brigata Scarabelli), lasciando a Barbanera il compito di attaccare nottetempo l’abitato di Mocogno.
Non vi sono notizie precise sull’attacco a Montecenere, mentre quello di Mocogno avviene a partire dalla mezzanotte con un combattimento durato fin quasi all’alba senza che i partigiani riescano ad occupare il paese. Essi si ritirano a munizioni finite e dopo aver inflitto numerose perdite al nemico.

La presenza tedesca sul territorio si fa sempre più intensa. Severino Sabbatini “Wainer”, comandante della divisione Modena Montagna, in un dispaccio inviato il 19 marzo 1945 al maggiore Davis, comandante delle missioni alleate, conferma una forte presenza di truppe tedesche lungo la via Giardini (una divisione, ipotizzando che questo sia un segnale dell’arretramento del fronte difensivo), con le case sulla strada fra Polinago e Pavullo tutte occupate da soldati tedeschi. A Montebonello si segnala una forte presenza di automezzi e ciò fa intuire che vi sia posizionato il comando della 114a divisione Jaeger, che avvicenda la 232a, il cui comando è a Montecenere. Intanto gli alleati cannoneggiano Pavullo.

Il bombardamento su Montecenere del 23 marzo, come quelli su Lama di dieci giorni prima, matura nell’ambito di questa situazione, in un susseguirsi di attacchi e imboscate dei partigiani, qualche volta accompagnate dall’intervento dell’aviazione alleata. Infatti, il giorno 24, si ha notizia di un altro attacco partigiano al presidio di Montecenere. Come gli altri, il bombardamento è sicuramente realizzato dall’aviazione americana mediante i cacciabombardieri Thunderbolt P-47 del 350° gruppo di stanza all’aeroporto di Pisa. L’attacco avviene alle 16 del pomeriggio e, come sappiamo dalle memorie del parroco di Montecenere don Luigi Bonucchi, oltre alle cinque vittime civili, esso distrugge e lesiona molte case del paese ed anche la chiesa riporta dei danni.

Il 21 aprile 1945, dopo un combattimento pomeridiano tra i partigiani di Barbanera e nazifascisti (tedeschi e reparti repubblichini in ritirata dal fronte dell’Abetone), verso le 18 questi ultimi lasciano il paese di Lama Mocogno, abbandonando armamenti e materiali. I partigiani, dopo aver occupato il paese, inseguono il nemico fino a Montecenere, dove fanno alcuni prigionieri. Proprio a Montecenere i tedeschi in fuga si riuniscono con altri reparti, riuscendo ad organizzare una difesa e impegnando di nuovo i partigiani in combattimenti che durano fino a sera inoltrata. Dopo essersi ritirati sulle alture di Lama Mocogno in attesa di rinforzi, i partigiani scendono di nuovo a Montecenere nelle primissime ore del mattino, scoprendo che i tedeschi si sono già ritirati. Gli uomini di Barbanera, insieme alle altre forze partigiane della zona proseguiranno quindi il cammino per giungere a Modena contribuendo alla liberazione della città.
Testo e ricerche: Gabriele Ronchetti

 
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